La storia dell'arciconfraternita
La prima notizia sulla Congrega è rinvenibile nell’elenco degli atti allegati del sinodo del 1479 convocato dal vescovo Strambone (1479 – 1503). In tali documenti vi si fa riferimento come alla Confraternita della Nunciata in Pagani.
Nel 1609, è certo che nell’Oratorio della Congrega fosse custodita l’immagine della Madonna, postavi dopo il suo rinvenimento, forse agli inizi del XV secolo.
L’Oratorio, sulla scorta del Montorio e del Villani, si trovava ai confini della chiesa parrocchiale di San Felice in Plano. Successivamente si trovò attiguo alla chiesa del Carmine, quando questa fu edificata nel XVII secolo.
L’Ammirante scrive che
nel luogo in parola molti cangiamenti siano avvenuti. Difatti si sa che facendosi degli scavi nella pubblica via, che dinanzi alla porta d’ingresso dell’Oratorio, come nei luoghi ad esso circostanti, furono trovate parecchie ossa umane, le quali vogliono dire che, oltre del citato Oratorio e dell’antica Parrocchia di San Felice, doveva esser quivi qualche altra chiesa, o almeno cimitero, in cui seppellivansi i cadaveri, diverso da quello che per lungo tempo ebbero per loro proprio uso i detti Confratelli. Alla quale opinione dà grande conforto il sapere che presso all’Oratorio in parole, e propriamente nel cortile che precede l’entrata, ed in altri vicini, eravi il Conservatorio di Monache, il quale durò per 18 anni fino al 1682 e che forse doveva avere nome dell’Annunciatella. Tanto è vero che, osservandosi nei primi anni di questo secolo (XIX) cadenti le mura del così detto cortile Forino fattevisi intorno alcune osservazioni, vi furono scovate le vestigia di un’arcata con capitelli e cornicioni di pietre, nonché un pezzo di grossa colonna di marmo colorato, cui gli abitanti vicini dicevano di essere la pietra della Ruota di esso Conservatorio.
Nella Confraternita si svolse sempre un’intensa attività religiosa, attività che si intensificherà per la pietà risvegliata dall’azione che vari sacerdoti di Pagani, come cappellani o come rettori, vi svolgeranno.
La visitò infatti il vescovo Eusebio nel 1526 quando la si chiamava Confraternita dell’Annunciatella. Il vescovo annota che “i confratelli sono obbedienti”. La visitò poi il vescovo Constantini nel 1591, 1594 e 1599, quando la si denominava Cappella detta lo Spogliaturo o Nuntiata de li Pagani. Il vescovo Lunadoro, che la visitò nel 1606, la trovò fornita del necessario, ma ordinò che vi si rinnovasse l’altare al più presto. Nel 1626 la visita il vescovo Trivulzio che, nella relazione di S. Visita, scriverà che “nell’oratorio c’è una sepoltura per i confrati e che, sull’altare posto nell’Oratorio, vi è l’immagine dell’Annunziazione della Beata Vergine Maria”. Nel 1646 visita l’Oratorio, in cui dei confratelli laici compiono i loro pii esercizi, mons. Francone. E nel 1652 lo visita mons. d’Avalos, il quale scrive che “i confrati usano il sacco nelle processioni”. Mons. Grabrielli visita l’Oratorio attiguo alla chiesa nell’anno 1679 e nota che i confratelli usano sacculum nelle processioni e nelle esequie. Nell’Oratorio, scrive il vescovo, c’è, oltre all’altare, anche una cappella cotto il titolo dell’Ascensione di Gesù Cristo e, accanto all’immagine, vi sono dei santi apostoli. Il vescovo Perissi, che visita l’Oratorio nel 1692, dice che “i confrati vi mantengono la messa in tutte le domeniche e vi compiono i loro esercizi di pietà”. L’Oratorio è visitato nel 1704, 1707 e 1710 da mons. Carafa. Quando nel 1715, dopo la morte del vescovo Carafa, visita la Congrega il Vicario Capitolare don Lorenzo de Francesco, è ancora vivo il nome lo Spogliaturo; mentre la chiesa è rilevata sotto il titolo di Maria SS. del Monte Carmelo dell’Università di Pagani. Il vescovo De Dominicis visita la Congrega nel 1721 e vi trova un nuovo altare in costruzione ad uso dei confratelli. Ad essi il vescovo raccomanda di fornirlo del necessario appena terminato. Visita la Congrega mons. Sanfelice nel 1774 e nel 1782. Questo pastore annota, per la prima volta tra i vescovi nocerini, che la chiesa si denomina popolarmente S. Maria del Monte Carmelo, vulto delle galline. Nel 1836, 1850 e 1854 visita la Congrega mons. vescovo D’Auria, che “omnia optime invenit, proinde laudavit”. Nella visita del 1854, scrivendo della “Congrega detta delle galline annessa alla chiesa”, il Vescovo relaziona nel modo seguente.
con un solo altare di fabbrica in buono stato, col quadro della B. Vergine che à sul capo una corona d’argento; con un organo sulla tribuna al di sopra della porta, con due ordini di banchi pe’ confratelli. Il locale è piuttosto piccolo ma decente. Vi si sono rinvenuti vari cassettini di antiche reliquie, tra le quali quella della B. Vergine munita di Suggelli Vescovili. Vi è pure la sagrestia, piccola, ed in essa la scala di pietra che mena all’organo. Lo stato attivo e passivo di questa Congrega è riportato nel quadro generale de’ Luoghi pii redatto in quest’anno (1854) ed esistente nell’archivio Vescovile. L’inventario delle suppellettili è alligato a’ presenti atti. Di esse Monsignor Vescovo à proibito l’imprestito ad altre Chiese.
La visitò mons. Del Forno nel 1886 senza rilevarne novità. E così tutti gli altri vescovi e amministratori apostolici che verranno.
La Confraternita presentò al Re delle Due Sicilie lo statuto nell’anno 1786, approvato con Decreto della Real Camera di Santa Chiara il 23 novembre del 1778.
La Congrega elevata ad Arciconfraternita
Il mantello e lo scapolare, segni distintivi delll’Arciconfraternita
Nel 1882, in seno alla Confraternita sorse anche il terzo ordine carmelitico, come risulta da una lunga controversia che si concluse soltanto nel 1899 a favore del Sodalizio del Carmelo. Nello stesso anno 1882, Leona XIII, con Bolla del 19 dicembre, eleva la Congrega ad Arciconfraternita, in considerazione della speciale pietà dei fedeli verso la Vergine del Carmelo e per essere stata l’immagine incoronata nell’anno 1787 da parte del Capitolo Vaticano, nonché per lo zelo con cui i confratelli l’amministrano, in uno con la chiesa cui essa è annessa.
Dell’antico oratorio oggi esiste un ampio salone, con volta a mattoni rossi, ma senza altare e nicchie. Vi si accede da via Striano. Il superbo portale in piperno bugnato, sormontato al centro da uno stemma gentilizio, dice l’antichità dello stabile.
tratto da La Madonna delle Galline ai raggi x di Mons. Mario Vassalluzzo