In un momento storico difficile dell’Italia e del Meridione in particolare, quando le idee di libertà dalla dominazione straniera avevano fatto breccia anche negli Italiani, insorgendo con rivoluzioni e disordini, il 1° dicembre del 1831 nacque, a Pagani, Tommaso Fusco.
Fu battezzato lo stesso giorno, da don Cesare Pepe nella chiesa parrocchiale di San Felice e SS. Corpo di Cristo. Ancora in tenera età, a soli sei anni, Tommaso fu privato delle cure e della presenza della mamma. Quattro anni dopo anche del padre.
Nel 1839 Tommaso partecipò alle celebrazioni in onore di Sant’Alfonso, canonizzato il 26 maggio di quello stesso anno, e in quella occasione promise a Dio: “Sarò prete anch’io”. Ma, prima di realizzare questa sua consacrazione a servizio di Dio e della Chiesa, egli dovrà superare non poche difficoltà familiari, suscitate proprio dal fratello maggiore don Raffaele e dallo zio paterno don Giuseppe, i quali volevano che attendesse agli interessi e alla continuità della famiglia, poiché due sacerdoti in famiglia erano già sufficienti.
Fu ordinato Sacerdote il 22 dicembre 1855 e, fin dai primi giorni del suo sacerdozio, aprì nella sua casa una scuola privata e, nei locali della confraternita del Corpo di Cristo, una “cappella serotina”, per giovani di ogni grado e condizione sociale.
Il 28 aprile del 1857 fu ammesso nella Congregazione dei Missionari nocerini, “allora fiorente in Diocesi, e don Tommaso emerse ben presto e, senza risparmiarsi alcun sacrificio, percorse molti paesi del Cilento e dell’Irpinia”.
Nel 1861 la scuola mattinale per i bambini fu chiusa e, sempre nella sua casa, aprì una scuola di teologia per i giovani sacerdoti, che avessero voluto continuare lo studio della Morale, e prepararsi agli esami di abilitazione alle confessioni. “Un corso regolare – afferma Mons. Mario Vassalluzzo – che funzionerà per oltre venticinque anni”.
Ricordiamo, in questo contesto, un’altra nota di Mons. Vassalluzzo, quando riferisce che don Tommaso viene “abilitato alle confessioni per uomini e donne il 1° gennaio del 1858 dal Vescovo diocesano, facendo uno strappo alle norme allora in uso, che stabilivano di dare la facoltà ai novelli sacerdoti prima per gli uomini e poi per le donne, e don Tommaso eserciterà tale ministero con zelo e pietà”. Mons. Salvatore Garofalo annota: “evidentemente il Vescovo lo giudicò maturo, se non d’età, di senno e di virtù”.
Sempre nel 1862 sorse, con tutte le autorizzazioni dei Superiori, un’Associazione di sacerdoti dal titolo “Compagnia dell’Apostolato Cattolico del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo”. L’Opera fu approvata e benedetta da Pio IX il 30 aprile 1868. I Missionari aderenti a questa Compagnia erano impegnati nella predicazione delle missioni al popolo e concludevano sempre con l’istituzione delle Pie Unioni del Preziosissimo Sangue. Don Tommaso, in qualità di Direttore, guiderà poi queste pie istituzioni anche attraverso la stampa del periodico “La voce del Preziosissimo Sangue“, che riuscirà a varcare i confini italiani e raggiungere anche l’India. Significativa la nota di Mons. Vassalluzzo, che ci informa di uno scritto che padre Silvestro Papili, dei Silvestrini, invia al Direttore nel 1870, per comunicargli del bene che riesce a realizzare tra gli Indiani con la devozione al PP.mo Sangue e dei 300 associati alla Pia Unione.
Dal 1861 al 1873 don Tommaso fu cappellano nel Santuario della Madonna del Carmine, detto delle Galline, e dal 1873 al 1883 ritornò nella Chiesa matrice in qualità di economo curato, esercitando il ministero parrocchiale. Don Tommaso, che aveva aggiunto al nome di battesimo anche quello di Maria, per sua personale devozione alla Vergine, non solo diffonderà questa devozione con le pratiche di pietà mariana, ma istituirà con le “domeniche catechistiche” anche l’Associazione delle Figlie di Maria, dalle quali nacquero le “monache di casa”.
Queste, pur continuando a far parte delle Figlie di Maria, furono riunite in una particolare Associazione col nome di “Figlie del Preziosissimo Sangue”. Nel 1867 don Tommaso scrisse per loro il “Regolamento di Vita divota”. Nel 1872, durante la Missione predicata a Scafati dalla Compagnia Cattolica, nella contemplazione del Crocifisso miracoloso, don Tommaso ebbe l’intuizione della fondazione della Congregazione delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, destinata a ritrarre e riflettere “la più viva immagine di quella divina Carità con cui il Preziosissimo Sangue fu sparso”.
Il 6 gennaio 1873, Mons. Raffaele Ammirante, Vescovo diocesano, presiedette all’inaugurazione del primo Orfanotrofio “con tre suore e sette orfanelle, che don Tommaso volle mantenere a proprie spese. In quell’occasione Mons. Ammirante, prima di impartire la benedizione pastorale, rivolto al Fondatore disse: “Hai scelto il titolo del Preziosissimo Sangue? Ebbene, preparati a bere un calice amaro!”.
Nel linguaggio biblico il calice indica la propria sorte, e bere il calice sta a significare le sofferenze e i patimenti che si sopportano (Cf Mt 20,22; 26, 39). Gesù stesso nel Getsemani, preso da “paura e angoscia”, ma fermo nella decisa volontà di mantenere viva la sua adesione alla volontà del Padre, si affida all’onnipotenza di Dio e lo prega perché allontani da Lui “questo calice” (Mc 14,32-36). Un’angoscia, quella di Gesù nel Getsemani, che Luca definisce esplicitamente “agonia” (22,44), agone come quello degli atleti, una lotta cruentissima, tanto che le gocce di sudore cadono come sangue.
Anche per don Tommaso scoccò l’ora di testimoniare, come Gesù nel Getsemani, i tratti caratteristici del martire, dell’uomo fedele e coraggioso nella lotta, nonostante la prova dolorosa. Nel 1880 don Tommaso fu vittima di una terribile calunnia, tramata da due sacerdoti rivali e spalleggiata dai signorotti del paese, che si concluse più tardi con la confessione, in pubblica piazza, del colpevole e la “dichiarazione dell’innocenza assoluta e totale di don Tommaso” da parte del Tribunale ecclesiastico di Nocera Inferiore, costituitosi in seguito ad una istanza presentata dallo stesso clero di Pagani.
Padre Pietro Schiavone, suo grande devoto e curatore di alcune pubblicazioni e studi sul Beato, afferma che la calunnia fu “colpo d’ala che lo immise nell’orbita dei privilegiati del Signore e che arricchì il suo vissuto di accentuate tonalità mistiche”, e per padre Antonio Ricciardi, suo primo Postulatore, la calunnia “rafforza la sua testimonianza alla Carità del Sangue Preziosissimo di Gesù”.
Don Tommaso Maria Fusco, dopo aver consacrato tutta la sua vita a servizio di Dio e dei fratelli, fece ritorno alla casa del Padre il 24 febbraio del 1891. Mons. Bartolomeo Mangino, che aveva partecipato ai funerali, quando aveva da poco compiuto i sette anni, scriverà poi: “Ricordo due siepi di popolo immenso lungo le strade percorse dal corteo funebre nel pomeriggio di quel 25 febbraio del 1891. Tutta Pagani, insieme con le schiere accorse dai paesi vicini, circondò di un palpito tenerissimo la bara contenente i resti mortali del suo diletto figlio”.
Il Beato Tommaso Maria Fusco, quale “labbro parlante dell’Evangelo” e “profeta e testimone della Carità del Sangue”, continua, ancora oggi, la sua missione nella Chiesa e a favore dei fratelli, attraverso l’opera delle sue Figlie spirituali, chiamate a testimoniare ovunque, nella vita di ogni giorno, “la stessa carità di quel Dio che nel dono del Sangue del Figlio suo ci ha fatti consanguinei di Lui e, quindi, figli nel Figlio”.
Le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue sono presenti, oltre che in Italia, negli Stati Uniti, Brasile, India, Nigeria, Filippine.
Il 31 luglio 1981 è stato dichiarato Servo di Dio. Il 24 aprile 2001 è stato dichiarato Venerabile. Il Decreto sul miracolo è stato promulgato il 7 luglio 2001 e Sua Santità Giovanni Paolo II lo ha dichiarato Beato il 7 ottobre 2001. La memoria liturgica è il 24 febbraio.
dal sito www.tommasomariafusco.com